Integrazione sartoriale


Paolo Borraccini

AVTech

“Siamo nati nel mondo del broadcast, distribuivamo prodotti Panasonic quando ancora si parlava di "video professionale", ma nel giro di pochi mesi abbiamo dovuto reinventarci; con il mio socio storico, Maurizio Bacci, abbiamo quindi fondato AVTech e ci siamo spostati progressivamente nel mondo dell’AV professionale. A fare da spartiacque, un incontro decisivo con l’engineering di Prada: è stato il nostro biglietto d’ingresso nel retail di fascia alta e progettazione su misura.”
 
Paolo Borraccini, fondatore e direttore commerciale di AVTech, racconta l’evoluzione dell’azienda dall’esperienza broadcast agli allestimenti high-end per il retail di lusso. In un dialogo diretto e senza fronzoli, emergono le sfide e le soluzioni di un System Integrator che ha fatto della collaborazione con designer e architetti il proprio tratto distintivo.

Chiara Benedettini - Quale progetto recente secondo lei rappresenta al meglio l’approccio di AVTech?

PB – Ce ne sono diversi, ma uno emblematico è quello per Fendi a New York. Abbiamo curato un’installazione con un LED trasparente su tre piani, visibile sulla Fifth Avenue. Oggi chi passa di notte per quella strada, vede animazioni su tre piani del palazzo senza perdere la visibilità dell’interno del negozio. Non era solo una questione tecnica: parliamo di vetri, strutture metalliche da integrare in facciata, normative da rispettare, e la collaborazione con un’azienda americana che ha fisicamente realizzato il montaggio. Noi ci siamo occupati di tutto il progetto strutturale e della consulenza, dei dettagli tecnici complessi, ma che fanno la differenza. Il cliente sapeva che poteva fidarsi di noi e la fiducia, oggi, è forse la cosa più importante.

 

CB - E cosa caratterizza l’AVTech?

PB – Abbiamo maturato una grande esperienza nell’integrazione della tecnologia con materiali e arredi, sappiamo occuparci degli aspetti laterali, non solo dell’audio-video in sé. L’esperienza ci ha insegnato a dialogare con architetti, falegnami, vetrai, fabbri. Lavoriamo spesso sull’invisibilità della tecnologia, sulla sua integrazione nei più svariati materiali.

 

Pietro Conte - Cosa è per lei e per AVTech il dialogo tra tecnologia e design?

PB – È cruciale. Non sempre è facile, perché architetti e designer sono spesso molto “essenzialisti”: non vogliono vedere nulla, vogliono superfici pulite. Quindi dobbiamo trovare soluzioni creative: altoparlanti invisibili, exciter che fanno suonare i materiali stessi, casse acustiche che si agganciano ai binari delle luci senza bisogno di cablaggi.

1.-2. L’edificio che ospita la boutique Fendi sulla Fifth Avenue di New York protagonista dell’intervento AVTech basato su LED trasparenti.

PC - Qual è il ruolo del System Integrator nell’unire Tecnologia e Design in un progetto armonico e coerente?

PB – Credo sia fondamentale costruire un rapporto di fiducia con i clienti: la tecnologia non è di semplice accesso, alle volte  provoca diffidenza in chi non la padroneggia, e le scelte possono essere influenzate da questo sentimento. Il ruolo del System Integrator, o per lo meno del nostro modo di esserlo, è stato superare questo impasse divenendo noi i “garanti” della tecnologia sulla base di un rapporto di fiducia. Suggerendo soluzioni corrette, dimensionate per le esigenze, durevoli nel tempo, facili da gestire. Noi cerchiamo di semplificare l’esperienza utente il più possibile. Per questo, oltre all’installazione, offriamo formazione, assistenza, continuità nel tempo.

 

PC - Quindi una user experience positiva può essere di aiuto nel dialogo con architetti, designer, produttori di arredo?

PB – Certamente, e deve essere anche intuitiva, altrimenti la più valida delle soluzioni può risultare addirittura inutile. Rispetto ad altri siamo un piccolo System Integrator, ma forse proprio per questo, alle volte, possiamo essere agili e attenti riuscendo così a dare la risposta corretta alle necessità del cliente.

3.-11. Il punto vendita di Dear Guests in Piazza del Campo a Siena. L’intervento di AVTech ha trasformato le pareti del punto vendita: sui pannelli a LED vengono visualizzate le proposte di visita a musei, mostre e monumenti di Siena e dintorni, oltre a locandine e opere d’arte.

CB - Quanto conta l’integrazione tra impianti, arredi e infrastrutture digitali per realizzare spazi realmente polifunzionali?

PB – Penso che sia proprio il ruolo di chi si occupa di design e architettura di predisporre spazi, ambienti e arredi che si integrino con la tecnologia al meglio, considerandola fin dall’inizio del progetto. Poi il nostro ruolo può essere scegliere le tecnologie più adatte e discrete. Sembrerà una banalità, ma da qui si potrebbe ripartire, dal sensibilizzare e formare i professionisti del design e dell’arredo, un po’ lo stiamo già facendo con questa intervista.  

 

CB - C’è una tecnologia che secondo voi sarà protagonista nei prossimi anni?

PB – Il LED, senza dubbio. Ho avuto la fortuna di ascoltare questa intuizione già anni fa da uno dei principali esperti di LED a livello internazionale. Eravamo a Shenzhen, davanti a una birra, e stavamo proprio lavorando ai primi impianti LED. Gli chiesi: “Ma prenderanno davvero piede?” Mi rispose con sicurezza: “Arriverà il momento in cui li troverai impilati sugli scaffali dei negozi, venduti a peso. E quando succederà, probabilmente tutto il resto sarà superato o utilizzato diversamente”. I LED stanno ridefinendo il modo in cui integriamo le tecnologie visive negli spazi, rendendole parte fluida e invisibile dell’ambiente stesso.

 

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