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Tecnologia e design, un equilibrio possibileLe interviste di Chiara Benedettini e Pietro Conte ai principali System Integrator italiani
User experience, flessibilità e identità digitale:
il futuro è già in sala riunioni
Mirko Ciarlo e Massimiliano Viglianti
VideoGecom
“Siamo nati nel 2005 come specialisti della videocomunicazione, quando era ancora una nicchia tecnologica, con protocolli proprietari e infrastrutture complesse, oggi l’uso è sempre più diffuso e trasversale, e noi abbiamo seguito questo trend. Oggi progettiamo ambienti in cui la comunicazione audiovisiva risulti fluida, naturale e accessibile. Abbiamo capito che non basta la tecnologia: servono anche acustica, illuminazione, arredi, e un’integrazione intelligente in un progetto unitario. Oggi abbiamo due sedi a Roma e Milano e oltre 30 addetti e altrettanti collaboratori esterni.”
Negli ambienti di lavoro contemporanei, l’ergonomia e l’esperienza utente non si misurano solo in centimetri o comodità: sono concetti che intrecciano design, tecnologia e nuove modalità di fruizione dello spazio. Ne abbiamo parlato con Mirko Ciarlo, Project Office Director, e Massimiliano Viglianti, Inside Sales, di VideoGecom.
Chiara Benedettini - Ci fate un esempio concreto di progetto recente che rappresenti il vostro approccio?
MC - Abbiamo recentemente lavorato a una boardroom dotata di un sistema di regia assistita dall’intelligenza artificiale generativa. Il sistema riconosce chi parla, ne segue i movimenti e genera inquadrature dinamiche e naturali, ben oltre il classico preset automatico. Per realizzare questi impianti occorrono tecnologie specifiche, investimenti e consapevolezza da parte del committente. Non ultimo, è indispensabile la disponibilità di architetti o progettisti a integrarle nell’ambiente; quando non c’è un dialogo, si creano disallineamenti difficili da sanare in fase operativa.
CB - Prima parlavamo di investimenti, ma è importante focalizzare il bilanciamento con i benefici...
MC - Il punto è proprio questo: rendere l’esperienza d’uso più fluida significa abbattere le barriere tecnologiche. Se un sistema è intuitivo, viene usato di più, e questo si traduce in un risparmio reale di tempo e risorse. In passato molte soluzioni non hanno attecchito perché erano troppo complesse. Oggi, grazie al cloud, tecnologia ormai accettata, e a un’architettura di rete più semplice e distribuita, il livello di accessibilità è molto migliorato.
1.-2. Tecnologia installata nella sala Tincani dell’Università LUMSA di Roma. 3.-4. Tecnologia installata nell’Aula Magna della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Roma Tre.
Pietro Conte - Il dialogo tra tecnologia e design è quindi imprescindibile?
MC - Assolutamente. È importante che tecnologia e progetto siano allineati: la tecnologia deve essere parte della progettazione fin dall’inizio.
Massimiliano Viglianti - Come System Integrator ci relazioniamo con interlocutori sempre più eterogenei, e la sfera IT si può considerare una facility. Ormai è l’esperienza d’uso a guidare le richieste, non più le necessità strettamente tecniche: i nostri interlocutori ricercano soluzioni tecnologiche già integrate in ambienti belli e gratificanti. Per questo abbiamo sviluppato elementi proprietari come il nostro tavolo Kairos pensato per le executive e situation room, totem e console tecnici che uniscono funzione e forma, per presentazioni ad alto impatto.
PC - Attualmente tecnologia e arredo sono spesso su binari distinti, quale può essere il contributo dei System Integrator per avvicinarli?
MV - Fare da ponte. Le tecnologie evolvono, diventano più performanti e complesse, ma possono risultare difficili da utilizzare per un interlocutore non informato e senza mediazione progettuale tra chi pensa lo spazio e chi fornisce le soluzioni. Il nostro lavoro è proprio quello di farli convergere, proponendo linguaggi, procedure e interfacce costruite sulle esigenze degli utenti che dovranno servirsene. È molto importante anche il rapporto di fiducia con i committenti, per abbattere le inevitabili barriere di diffidenza e riuscire a proporre le soluzioni utili per le necessità di oggi ma anche domani.
MC - Quando la collaborazione funziona sin dall’inizio, i risultati si vedono. Al contrario, quando la tecnologia arriva tardi, diventa difficile farla dialogare con spazi già vincolati. Per questo insistiamo tanto sul concetto di co-progettazione con gli altri professionisti coinvolti nei progetti: è lì che avviene la vera integrazione.
PC - In che modo i system integrator possono supportare ergonomia e user experience?
MC - Meno cavi, meno vincoli, e apparati sempre più ridotti anche a livello dimensionale rendono gli spazi più vivibili. Ma attenzione: non esiste una soluzione universale. Se si esce da ambienti funzionalmente specifici – come una control room o una sala CDA – l'integrazione tra arredo e tecnologia va valutata con molta attenzione, perché ogni contesto ha regole, estetiche e necessità proprie. Inoltre, sempre più spesso vengono richiesti ambienti flessibili.
5.-6. Tecnologia installata nell’Auditorium del Rettorato dell’Università Roma Tre. 7.-8. La sala del Consiglio di Amministrazione presso il Rettorato di Università Roma Tre.
CB - Quindi polifunzionali?
MV - La polifunzionalità è una delle sfide principali. Ci capita spesso di proporre soluzioni che rispondano a usi differenti dello stesso spazio: meeting room, salottini per brainstorming, postazioni ibride. Questo moltiplica la complessità. Le aziende stanno ripensando i loro spazi, anche in chiave di risparmio e ottimizzazione immobiliare, passando dal modello “un ambiente = una esperienza d’uso” a una concezione più dinamica. L’esperienza d’uso cambia anche la logica degli investimenti: sempre meno Capex (investimenti a lungo termine), sempre più Opex (esperienze d’uso a tempo determinato). Le aziende vogliono poter cambiare configurazione e funzionalità di uno spazio su brevi periodi, senza rimanere vincolate a un asset tecnologico troppo rigido.
CB - Guardando al futuro, quali tecnologie saranno protagoniste nei prossimi anni?
MC - Direi l’intelligenza artificiale, intesa non solo come strumento software ma come capacità di interpretare dati ambientali e sensoriali per attivare automatismi intelligenti. Ma anche la realtà virtuale, che personalmente trovo affascinante anche se nel nostro settore non ha ancora un ambito di elezione, salvo contesti molto specifici come la formazione, l’ambito medico o le esperienze immersive guidate.
MV – Credo che parleremo sempre di più della gestione dell’identità. Nella videoconferenza, per esempio, ci verrà sempre più spesso chiesto di garantire che l’interlocutore sia davvero chi dichiara di essere. Si parla di avatar, di ambienti collaborativi virtuali, ma manca una certificazione dell’identità digitale. Ecco, piattaforme aziendali private con sistemi di “identity management” saranno cruciali per il futuro della collaborazione remota.
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9. Design e tecnologia discreta per la sala conferenze della Federazione Italiana Pallavolo, Roma. (Photo Credits: FIPAV) 10. Sala polifunzionale della sede centrale di SOL Polifunzionale, Roma.